Ricomincia un nuovo anno, un tempo per vivere, per aprirsi a ciò che verrà. L’abitudine di festeggiare il capodanno rivela da sempre il desiderio autentico che il futuro riservi a tutti una promessa, una possibilità di conversione e di riscatto, giorni migliori rispetto al passato.
Per i tempi che stiamo attraversando pare più difficile dare voce a questa speranza, che tuttavia rimane e non può essere cancellata, semplicemente perché nessuno potrebbe davvero vivere senza di essa.
Il cristiano è legittimato a sperare, a non tornare indietro, dall’avvenimento semplice e discreto del Dio che si è fatto uomo.
A Betlemme non c’è alcun miracolo, nessun fuoco d’artificio, nessuna profezia sulla fine del mondo.
Il futuro, l’anno e il tempo che sarà non sono aperti da folgorazioni rumorose e violente, ma da un atteggiamento di meraviglia credente che può farci recuperare, davanti alla grotta di Betlemme, il senso più umano del nascere e del morire, dell’abitare insieme e dell’ospitare, della cura e del lavoro, del volersi bene e del perdono.
Il futuro reale di ciascuno nasce solo così, l’avvenire di una società ricomincia dalla custodia di rapporti umani, e non solo tecnici, economici e commerciali.
Anche la pace, di cui oggi ricorre la giornata mondiale, si comincia a costruire così.
Maria, la madre di Gesù, ci mette sulla strada di una speranza più grande che nasce a Betlemme.
Per tutti coloro che, come lei, si dispongono ad accoglierne con meraviglia credente l’imperdibile promessa, anche per questo anno che sta iniziando.
Madre Adele